La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030

Il processo di decarbonizzazione e gli obiettivi fissati dall’UE entro il 2030 richiedono importati investimenti in nuova capacità di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabile, infrastrutture, accumuli, soluzioni di smart energy e tecnologie per gli usi finali. Il PNRR e i fondi europei mettono a disposizione ingenti risorse per sostenere questo processo.

Tutto ciò in un contesto caratterizzato dalla produzione di energia elettrica da rinnovabili che ha raggiunto circa 60 GW nel 2022. Per quanto riguarda le mobilità, il parco veicoli elettrici ha raggiunto circa 235.000 esemplari nel 2021. La quota sulle vendite di nuove auto ha superato il 15%. Il mercato degli accumuli elettrochimici cresce del 40% annuo nel biennio 2019-2020 in prevalenza nel settore civile.

La transizione energetica può portare significativi benefici ambientali e una maggiore indipendenza energetica, ma occorre quantificarne anche gli effetti positivi per la filiera tecnologica nazionale delle rinnovabili e della smart energy. Vanno infatti considerate le ricadute sulla capacità del sistema produttivo italiano che dovrebbe rafforzare la propria leadership anche a livello internazionale.

La mancanza sul territorio nazionale di aziende che producono alcune tecnologie fondamentali per la transizione energetica, come pannelli fotovoltaici e turbine eoliche, può essere un fattore limitante in termini di ritorni economici per il nostro paese.

La grande espansione richiesta dal raggiungimento dei target di decarbonizzazione e dal PNRR deve consentire lo sviluppo di una filiera tecnologica italiana. A questo proposito lo studio La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030 di Enel mostra come, la strategia, che ha caratterizzato le prime fasi di sviluppo delle rinnovabili, basata sulle importazioni di prodotti finiti da Paesi extra-europei, possa essere cambiata grazie alla presenza sia di aziende italiane specializzate sia di grandi gruppi con business più diversificati, ma comunque attivi nella fornitura di prodotti e servizi per le rinnovabili e l’elettrificazione.

Secondo l’analisi esistono già quasi 400 aziende specializzate facenti parte della filiera per le energie rinnovabili, con un valore della produzione di 10,9 miliardi di euro e più di 37.000 addetti. A queste si aggiungono altre 390 aziende non specializzate con produzioni generiche ma funzionali alla filiera, che aggiungono altri 1,5 miliardi di euro di produzione.

Diversi sono i segmenti: dalle tecnologie per la generazione da rinnovabili alle infrastrutture, dall’elettrificazione della mobilità alla digitalizzazione. Importante è la forte presenza in quei settori inerenti alle infrastrutture di rete e alla componentistica, ai servizi di O&M, engineering, EPC, soluzioni di Smart energy, efficienza energetica dove il nostro Paese eccelle ed è competitivo anche sul piano internazionale. L’Italia mostra di poter rispondere da subito alla quasi totalità del fabbisogno di servizi per il settore fotovoltaico, per la ricarica dei veicoli elettrici e per la digitalizzazione degli edifici. Le maggiori lacune sono con riferimento alle tecnologie di base come, appunto, eolico e fotovoltaico, business oramai appannaggio di poche grandi aziende internazionali. Va inoltre tenuto conto del quadro europeo in cui si inserisce l’Italia: la mancanza di gigafactories, e la scarsità di materie prime strategiche impedisce all’industria europea di soddisfare la domanda interna in vari settori delle tecnologie per l’energia.

L’Unione Europea ha promosso alcune strategie di medio-lungo periodo per rafforzare la propria posizione competitiva, ma ancora non sembrano sufficienti, poiché è difficile recuperare il divario dell’industria manifatturiera delle tecnologie energetiche rispetto ai concorrenti internazionali a causa degli ostacoli posti da economie di scala e reperibilità dei materiali. L’unica via percorribile per l’Europa rimane aumentare l’attività di ricerca e sviluppo, per guadagnare la leadership sulle tecnologie non ancora mature.

Lo studio di Enel presenta un possibile nuovo “modello di offerta”: un’energia sostenibile e utilizzata con efficienza grazie al ricorso a fonti rinnovabili e tecnologie per la digitalizzazione ed elettrificazione dei consumi, “Digital, Efficient, Sustainable, Innovative, Renewable Energy”, in acronimo DESIRE. Questo nuovo modello, oltre a cogliere obiettivi di decarbonizzazione e indipendenza energetica, potrebbe portare la filiera ad avere in meno di dieci anni ricadute economiche fino a 361 miliardi di euro e oltre 540.000 nuovi posti di lavoro.

Sebbene l’Italia non sia tra i principali produttori di tecnologie di base per la transizione energetica, come detto, si inserisce però nella catena del valore grazie alla competitività nella componentistica e in specifiche nicchie. Tale collocazione del nostro Paese è dovuta alla struttura industriale, dominata dalle piccole e medie imprese, che penalizza il Paese nei settori in cui le economie di scala e l’innovazione giocano un ruolo fondamentale. Inoltre, l’economia stagnante e i ritardi sul digitale e nella ricerca, complicano lo scenario.

Serve, dunque, una strategia nazionale che valorizzi le competenze italiane in questo settore. Inoltre, è necessario supportare il processo di accelerazione volto all’installazione di nuova capacità rinnovabile sostenendo lo sviluppo della filiera tecnologica nazionale legata alle rinnovabili e alla smart energy, puntando da una parte a riformare e ad ammodernare il sistema Paese, con provvedimenti che vanno dalla digitalizzazione alla sburocratizzazione; dall’altra, bisogna prevedere una pianificazione stringente e affidabile per la transizione energetica che dia certezze al mercato. Solo così si potrà sostenere la nascita di iniziative imprenditoriali innovative e aumentare l’attrattività del Paese per gli investitori, italiani e internazionali.