Tavolo del Cluster Smart Cities & Communities con i Comuni lombardi per un’alleanza territoriale a sostegno dei progetti Smart Cities
Lo scorso 13 ottobre presso Palazzo Lombardia si è tenuto il tavolo del Cluster smart cities & communities con un gruppo di amministratori locali lombardi, con l’obiettivo di costituire un’alleanza per le smart cities. Durante incontro gli amministratori locali hanno condiviso riflessioni, dati e prospettive che raccontano con chiarezza una fase di passaggio cruciale: non si tratta più di immaginare una smart city, ma di renderla concreta attraverso strategie comuni, governance condivisa e modelli operativi replicabili.
Un sistema già attivo ma frammentato
La Lombardia si conferma una delle regioni italiane più avanzate in termini di smartness urbana. Le analisi sviluppate da Ernst & Young, che ha realizzato per il Cluster un estratto del suo Smart city index focalizzato sulla Lombardia, mostrano che, rispetto alla media nazionale, i comuni lombardi si collocano in posizione di leadership in tutti i principali indicatori: transizione ecologica, digitale e inclusione sociale. Le città metropolitane e i piccoli centri mostrano buone performance complessive, grazie anche a infrastrutture tecnologiche solide e a una tradizione di governance efficiente. Tuttavia, la fotografia non è omogenea: esiste un divario evidente tra grandi città e realtà di medie dimensioni, meno attrezzate per sostenere progetti complessi.
I dati raccolti attraverso un questionario realizzato dal Cluster Smart cities and Communities, inviato a 383 comuni lombardi con più di 5.000 abitanti raccontano una situazione dinamica ma diseguale. Oltre il 60% dei comuni ha già progetti smart city in corso, mentre quasi il 40% ne ha di programmati. Le priorità riflettono le tendenze nazionali: energia e comunità energetiche, sicurezza urbana e monitoraggio, servizi digitali per cittadini e imprese, mobilità sostenibile, gestione ambientale e cultura. Ma dietro queste percentuali si nasconde un nodo strutturale: la frammentazione. Molte amministrazioni lavorano su progetti isolati, con piattaforme non interoperabili, duplicazioni di software e difficoltà di coordinamento.
Le sfide della trasformazione: competenze, risorse e cultura
La sfida più grande non è soltanto finanziaria, ma culturale e organizzativa. Oltre il 70% dei comuni segnala una carenza significativa di competenze tecniche interne e quasi altrettanti indicano la mancanza di risorse economiche come ostacolo principale. Anche dove le competenze tecniche sono presenti, il limite si sposta “a monte”: spesso manca una cultura politica dell’innovazione, una consapevolezza condivisa che le tecnologie digitali non sono un accessorio ma un elemento strategico per la qualità della vita dei cittadini.
Molti amministratori hanno sottolineato come il vero salto di qualità richieda una trasformazione interna alla macchina amministrativa. La gestione dei dati, l’uso dell’intelligenza artificiale, la digitalizzazione dei servizi e l’interoperabilità delle piattaforme non possono essere demandati a singoli tecnici o a progetti spot. Devono diventare elementi strutturali di una strategia pubblica coordinata.
L’intelligenza artificiale: prateria di opportunità, terreno minato di responsabilità
Uno dei temi più discussi durante l’incontro è stato l’uso dell’intelligenza artificiale nei servizi pubblici. Si tratta di una tecnologia potenzialmente rivoluzionaria, capace di trasformare la gestione della sicurezza urbana, dei flussi di mobilità, della manutenzione delle infrastrutture e dell’erogazione dei servizi digitali. Tuttavia, è anche un terreno normativo e operativo estremamente complesso. I comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni, si trovano privi delle competenze necessarie per governare l’IA in modo sicuro, conforme e trasparente. Temi come la protezione dei dati personali, le norme del European Data Protection Board e l’AI Act europeo richiedono una capacità tecnica e giuridica che difficilmente può essere sviluppata singolarmente da ciascun ente locale.
Il rischio è duplice: da un lato rallentare o bloccare l’adozione dell’IA per timore di sanzioni e complessità; dall’altro utilizzarla senza adeguate garanzie, esponendo le amministrazioni a errori.
Vivere in rete: una strategia per non lasciare indietro nessuno
La consapevolezza condivisa è che la trasformazione digitale non può essere lasciata all’iniziativa isolata di singoli comuni. Per evitare un “Paese a due velocità” occorre costruire una rete territoriale solida, con una governance regionale che favorisca standard comuni, progetti sovracomunali e condivisione di risorse umane e tecnologiche. In questo senso, l’esperienza dei bandi europei FESR gestiti da Regione Lombardia viene vista come un modello positivo: partire da una strategia territoriale condivisa, definire priorità comuni e lasciare ai territori la libertà di adattarle al proprio contesto.
Parallelamente, emerge la necessità di creare team tecnici centralizzati composti da project manager esperti in bandi europei, esperti legali, specialisti in digitalizzazione e innovazione, comunicatori pubblici. Figure professionali che difficilmente possono essere assunte e mantenute stabilmente da singoli comuni ma che, se condivise, diventano accessibili e sostenibili.
Il Cluster Smart Cities vuole essere uno strumento per accompagnare questo percorso. Un luogo dove far convergere esperienze, dati, competenze e visioni, per trasformare la complessità in strategia e la tecnologia in valore pubblico.



